Non faccio più i conti all'inizio dell'anno. Li faccio attorno a questa data, più precisamente al 28 aprile 2009. Quando scrissi:
Bruxelles, una giornata uggiosa.
E così, dopo aver scritto due libri, dopo aver lavorato su comunicati stampa, inchieste (grandi o piccole, dipenderà dal valore che gli daranno altri), carte burocratiche, immerso fra francese (mal studiato), inglese (mal parlato), cene, feste, amici (si dai, alcuni amici), ora tutto si chiude. Le prossime 24 ore vedranno la presentazione delle liste elettorali. Per ora nulla si sa. Ma si intuisce e intuire forse é peggio. Torno a Parma. Anzi prima passo per Santiago. Non ve ne fregherà niente, ma sono deluso da molte cose che non ho, adesso, la forza di cambiare. Forse adesso é il momento, quella forza, di cercarla.
La forza di cambiare quelle cose non l'ho trovata. Ho cercato scorciatoie, ho trovato tesori nascosti, ho preso strade sbagliate ed anche strade giustissime. Sono caduto, mi sono rialzato. E adesso sono in piedi. Felice. I pensieri non hanno più il passo breve del centometrista. Hanno iniziato ad andare più piano, ma anche più lontano. Finisco le giornate di lavoro stanco, ma contento che quello che faccio sia fatto bene, al meglio delle mie possibilità. Senza più paura che possa essere sbagliato. E adesso vedo che quelle cose, che ancora sono sbagliate, hanno meno effetto e meno forza su di me. Ma soprattutto vedo che si possono cambiare senza cambiarle direttamente. Annullare i loro effetti. Forse qualche costola, contro qualche ostacolo, me la spaccherò ancora. Ma ho capito che gli ostacoli si possono superare anche in altri modi.
Deliro, ho usato troppe parole. Torno a star zitto. A sognare quello che sto continuando a vivere ogni giorno.
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