2 ore in Italia. Pelle cambiata completamente. Dura da digerire, ma tant'è. Sceso a Malpensa, mal di gola. Discoteca varesotta a pochi minuti di jet-lag. A un secolo di distanza rispetto a prima. Noto con più semplicità il via vai in bagno della gente. Le facce sporche, quelle poco raccomandabili. Quelle che non capiscono ma si adattano. Quelle che non gli frega. In fretta e furia rivesto l'armatura. Ho paura, di questi posti. Puzza minaccia, la storia.
12 ore in Italia. Pelle armata. Frecce arrivate alla prima discesa sul mondo conosciuto (trattasi di stazione Cadorna, Milano). Scusi. Fanculo. Conversazione da hollywood. Bestemmio in faccia a due poliziotti. Si. All'inizio non capivano. Poi si sono mossi e se ne sono andati. Con le porte del metro. E la mia coincidenza con il treno.
24 ore in Italia. Finalmente respiro. Ho caricato qualche altro sasso sulla groppa ma... lo zaino era a casa quando sono passato da Parma. Teatro. No, meglio: Attori, Regista, Shakespeare. Ognuno in battaglia con le sue motivazioni, ma in schieramento compatto. Logica Cerchio. Scuola, semplicemente. Non ci crede nessuno da fuori. Si vede che c'è molto di più. La scoperta di tante parole da mettere nel cassetto. Di gesti, amati. Di complicità. Studiate, certo. Faticate. Ma nella frazione di un secondo tanto naturali da sconcertare.
Posso dire di essere loro amico. Fortuna grossa. E posso anche contare l'emozione dei passi avanti fatti, che si vede, da fuori. Come si vede, a un anno - di distanza - la distanza fatta da chi ha le gambe lunghe, i passi da gigante. E da chi ha le gambe corte. Quella e quello che per pareggiare han fatto una corsa senza precedenti. Attori che sui 100 metri dell'esperienza darebbero la paga a tutti i Bolt di questo mondo. Bravi a tutti. E grazie, ancora per un bel po'.
Quando ci comunicasti la tua partenza aggiungesti che giugno sarebbbe stato per te il ritorno a casa, una promessa. Hai mantenuto e ci hai donato molto di più di quello che avevi promesso. Le tue foto sono un regalo enorme, le tue parole che le accompagnano, poesia. Chi di noi non ha avuto nella vita una tempesta sedata da guardare? Da guardare 'dopo', per dire ce l'ho fatta. Non è stato semplice, Mario, il tempo senza di te al Cerchio. Per niente. Più volte a rincorrere l'idea che fosse tutto un pò troppo difficile e che per questo non funzionasse niente. E alla fine comunque l'esito, illuminato dai riflettori e dai tuoi occhi che, dietro l'obiettivo, hanno dato una luce in più alle nostre figure, in equilibrio nel Cerchio, inteso questa volta come nave naufraga e poi come isola. Grazie, Mario. Grazie, davvero. Una presenza, la tua, discreta ma molto, molto forte. Federica
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