Cocaina, piano neve, amministrazione, il primo cittadino Pietro Vignali e suoi presunti “problemi di salute”, Facebook e tre ragazzi parmigiani. Ecco gli ingredienti della prima querela sporta dal sindaco di Parma per alcuni messaggi letti nei mesi scorsi su un gruppo del social network più famoso d'Italia.
La battuta incriminata dal Sindaco era ancora visibile, fino a pochi mesi fa, su Facebook. I parmigiani, a gennaio, avevano aperto un gruppo per scherzare sul piano neve approntato in città. Facile, a quel punto, fare battute al vetriolo paragonando quel piano neve, ad altri ipotetici piani “neve” a base di cocaina. Altrettanto facile è stato rispondere a quel gruppo con altre battute sul primo cittadino. Per questo la querela ha riguardato tre persone, per tre battute diverse. Quando ha letto le frasi, il primo cittadino non ci ha pensato due volte; Diffamazione, c'è scritto sull'avviso di conclusione delle indagini, reato da procedura penale. I tre ragazzi rischiano dai sei mesi ai tre anni di reclusione. Con l'aggravante della diffamazione di un corpo politico. Tutto per una battuta al vetriolo. Una maldicenza da bar. Dove le dicerie sull'amministrazione (e sulla politica in generale) circolano tutti i giorni fra cappuccini, caffè, quotidiani e brioches. Non serve andare molto lontano, cercare circoli sovversivi marxisti-leninisti o complotti da quarto reich; basta tendere l'orecchio nella caffetteria sotto casa per sentire voci e battute che circolano sui politici. Tutti: destra e sinistra che sia.
Ma quando si passa dal reale di un bar, dove le battute affogano nell'amaro del caffè, al virtuale di Facebook, dove invece restano pubblicate fra i meandri della rete, la storia cambia. Le stesse battute, le stesse ipotesi al vetriolo, diventano una stringa di bit. Lettere stampate, indelebili per il tempo di una lettura. Tempo sufficiente per farle vedere ad amici di amici di altri amici, che impiegano il tempo di un copia e incolla per far arrivare sul tavolo del sindaco Vignali la frase incriminata. Da lì a quella dell'avvocato il passo e breve, e ancor più veloce quello che porta le frasi in un fascicolo della Procura della Repubblica.
Poche settimane fa a carico degli imputati è stata chiusa l'indagine preliminare. A questo punto l'iter penale prevede o l'archiviazione del caso oppure un rinvio a giudizio e un processo. Dove sarà un giudice a decidere quanto le battute e i pensieri scritti di questi tre ragazzi sono stati diffamatori nei confronti del sindaco di Parma. Il rischio per i tre parmigiani va dai 6 mesi ai 3 anni di carcere, con l'aggravante per offese a carico di una carica politica. Come dire: detta davanti a un caffè, sarebbe costata molto meno.
(di Mario Robusti)
Nessun commento:
Posta un commento