giovedì 13 settembre 2012
La favola di Parma
L'occupazione va bene. A Parma siamo i meno peggio dell'Emilia. Quindi, essendo una delle migliori regioni del Nord Italia, verrebbe da dire una delle zone meno peggio in Europa. Si perché l'Emilia, come la Lombardia, non è una regione povera. O almeno non dovrebbe esserlo. Eppure qualcosa non mi torna, girando per la città. Cercando lavoro, come tanti altri, ci sono dei conti, delle notizie che non tornano.
Perché allora, se noi siamo quelli messi meglio, le 60 persone che stamattina stazionavano davanti alle due agenzie di collocamento di viale Pasini sono un'anormalità. Sono fuori controllo, esclusi dai conteggi, irrilevanti perdite di sistema. Un sistema che però non sta perdendo occupazione, sta perdendo persone. Uomini e donne che restano in coda, trattati come bestie all'ingresso di una stalla: senza ordine, senza premura, senza cortesia, senza umanità. Persone che - nonostante la tecnologia - sono costrette a sottostare a regole che non sono umanizzanti.
Il curriculum via mail? Non serve, è inutile: fai perdere tempo al lavoratore dell'agenzia che è subissato dagli allegati e tanto non crede ad una sola riga di quello che legge. Si, è vero, ti inquadra e ti inserisce in una casella, ma non ti cerca lavoro. Se non sei lì, davanti alla porta, a sperare, a maledire il tempo che passa, a confrontarti con altri che come te sono senza lavoro, significa che - seriamente - bisogno di lavorare non ce l'hai. Chi resiste lì davanti, chi resta attaccato alla porta a vetri fino all'esaurimento nervoso (perché capita: soprattutto quando in agenzia finiscono il turno, escono e ti dicono di tornare la settimana successiva) allora significa che ha bisogno di un posto.
Ma il dubbio è sempre nella testa e allora meglio non dargli un indirizzo, un colloquio, una possibilità. Meglio farlo macerare ancora un po'. Torni la settimana prossima, grazie.
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