Una provocazione in tempo di crisi. Fra i mercati devastati e corrotti c'è un ambiente in particolare dove la crisi sta facendo saltare fuori situazioni ed emergenze molto particolari. E' quello del Copyright. Il nostro paese, che vorrebbe tutelare anche il colore dei palazzi perchè tipicamente italiani, ha bisogno di una scossa. E di farsi di nuovo conoscere nel mondo. Allora perché non sostituire tutto il pacchetto delle licenze di tutela dei diritti d'autore con solo ed esclusivamente licenze creative commons? Significa passare dal Copyright al Copyleft, dal "tutto è mio e non puoi usarlo" al "Tutto è mio, ma usalo per fare cose tue". Stimoleremmo finalmente un po' di coraggio - quantomeno - nei nostri artisti e nei nostri modi di proporci e di pensare. Per quanto il Copyright sia un marchio decisivo su alcuni tipi di prodotti, bisogna iniziare a seguire strade alternative e innovative. Prendiamo l'esempio dell'India: il farmaco anti-cancro costa troppo ed è fuori mercato? Liberalizziamo la licenza - da © a CC - e permettiamo alle società farmaceutiche locali di riprodurlo a prezzi adeguati. La Pfizer? Potrà sfruttare eventuali sviluppi di ricerca, miglioramenti e ottimizzazioni. Si cresce insieme, insomma.
In questo modo la catena avviata da una nuova potenza mondiale come l'India potrà essere seguita anche da noi. L'Italia, da periferia dell'impero, sta diventando la frazione della comunità montana. L'alternativa all'oblio (e alla fuga, a cui tutti gli italiani sotto i 35 anni stanno pensando) è tentare un'ultima strada per cercare il risveglio.
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