Parma, città strana. Nel momento forse più buio del suo recente passato aveva celebrato il terremoto che la stava disgregando con "Il ballo in maschera" e il Requiem. Quando si dice te le suoni e te le canti, il progetto politico Ubaldi-Vignali scelse il modo e il momento migliore per disintegrarsi al ritmo di una colonna sonora finale adeguata.
Quest'anno invece, con il Movimento 5 stelle al governo e la città sull'orlo della disgregazione, la dissolutezza recente è interpretata in modo perfetto dal Rigoletto, mentre la Battaglia di Legnano vorrebbe essere ciò che forse non sarà: il sacrificio dell'eroe per l'onore della patria e la vittoria, che tradotto significherebbe il crollo della giunta dissanguata dalla battaglia che però poterà la città di nuovo ad aver soldi e finanziamenti per respirare. Un sacrificio che il Movimento 5 stelle sta interpretando al meglio, ma facendo conoscere troppo poco. E' un continuo attacco al modo in cui si taglia, si riduce e si cerca di fare salti mortali per superare la crisi, perché dall'altra parte non c'è una difesa adeguata. Manca, da questo punto di vista, la mobilitazione di quelle persone che fino a pochi mesi fa avevano realizzato una forte campagna elettorale che ha portato Grillo a vincere le elezioni a Parma.
Ad oggi, la battaglia di Parma è tutta qui: un continuo tentativo di ridurre spese e di tagliare eccessi, per riuscire a coprire con affanno e difficoltà spese e debiti pregressi che hanno immobilizzato la macchina comunale. Cercando di far capire di chi è davvero la colpa di tutto questo.
Ma torniamo al Festival Verdi. La bellezza di Parma sta anche in questo. Nell'essere fortemente autoreferenziale anche quando mette in scena la sua cultura. Il Rigoletto, la storia di un comico colpito da maledizione che vede la figlia insidiata dal nobile di turno e che per amor suo (del nobile, non del padre!) si fa ammazzare, è già letta, già vista, già ascoltata in questo periodo. Pensare al caso Favia è troppo semplice, anche se è la storia che si adatta meglio al dramma.
Oggi l'Italia è un enorme ducato di Mantova che vive nella dissolutezza, con i cortigiani, vil razza dannata, che continuano a ballare e a gozzovigliare pensando che fin che ce n'è, viva il Re! Il potere dei nostri nuovi nobili arricchiti però durerà anche dopo il probabile crollo della politica tradizionale, nelle elezioni di marzo (se si terranno). Tanto che il movimento 5 stelle rischia di far la fine del Rigoletto deriso, perché ha tentato invano di uccidere la vecchia classe politica. Gli atti di questo lunghissimo dramma sono già iniziati. Aspetteremo la fine di novembre per capire cosa ne è saltato fuori, a Parma. Ma poi dovremo aspettarci il fuoco di fila dell'inverno, prima che le elezioni ci sveglino? E in che paese? Una penisola disgregata, debole e alla mercé della mafia?
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